…la sconfitta contro Desio di un solo punto allo scadere
mentre fece andare in bancarotta le più importanti agenzie di scommesse che per
l’occasione dell’esordio di una ligure in terra lombarda avevan quotato l’1 per
i locali con un handicap di 22,5 punti a favore, su un altro fronte alimentò il
positivismo estremo di coach Costagliola che già vedeva la proiezione della
squadra nell’elite del basket nazionale.
L’esame della dura realtà però non tardò ad arrivare, nei successivi
turni i bianconeri incapparono in quattro sconfitte con il “grande freddo”
calato nella trasferta in Piemonte contro Biella (-38 ) ed in casa contro la
Comark Bergamo (-40). In occasione della trasferta di Brescia sul viaggio della
squadra si abbattè una vera e propria tempesta ma quello che i ragazzi cari al
Presidente Dellacasa dovettero affrontare lungo il viaggio non fu niente
rispetto al ciclone chiamato “Piero” abbattutosi negli spogliatoi
all’intervallo. Fu una delle volte in cui con immenso piacere lo delegai per dire “soltanto due parole”!!
Le cinque sconfitte consecutive però furono il modo per
farci capire che per rafforzare il gruppo paradossalmente bisognava
ringiovanirne i ranghi, d’altronde se con la prima squadra in serie C si faceva
giocare gli Under19 era giusto che con gli Under19 iniziassero a trovar spazio
gli Under 17 al primo anno. La prima vittoria contro Cantu’ di Abass ruppe il
digiuno, la robusta sconfitta contro Moncalieri servi’ a coach Costagliola per
apportare un ulteriore correttivo, questa volta al suo look tagliando il
pizzetto vigorosamente contestato da un ragazzo della rosa ma dopo quella gara
si trovò l’equilibrio giusto tra immagine e sostanza.
Le due vittorie casalinghe contro Arona e Varese furono
un’importante iniezione di autostima e fu cosi che per l’ultima partita
dell’anno solare 2011 i bianconeri si trovarono a far visita all’Armani Jeans
Milano, saldamente nelle prime posizioni della classifica, nello storico PalaLido di Milano.
Arrivati nella struttura di Piazzale Stuparich a fare da
Cicerone ci pensò Jack Cacace, ex di turno dopo tre anni trascorsi nelle
giovanili milanesi. Il capitano dopo aver indicato la strada degli spogliatoi
ai compagni immediatamente passò al saluto di tutti i suoi compagni cosi come
degli atleti della prima squadra, in primis capitano Mason Rocca. Ad accompagnarlo il Ministro dei Trasporti
Paride Squarotti che, trovando in Jack un prezioso lasciapassare nei confronti
di staff e giocatori della serie A meneghina, non perse la ghiotta occasione di
arricchire il suo famoso album di foto ed autografi.
In questo trambusto c’era anche un match da giocare…
Coach Costagliola, per l’occasione privo del fido Guarnieri, si trovò a parlare a briglia sciolte negli spogliatoi cosi
quello che disse ai suoi ragazzi prima e durante l’intervallo solo loro e le
mura degli scantinati del PalaLido lo potranno un giorno testimoniare.
Sicuramente però il presidente Dellacasa potrà confermare il
testo del messaggio partito 18 minuti prima della palla a due…”Non succede ma se succede…”
I loanesi cosi scesero in campo senza alcun timore
reverenziale, lottarono alla pari per l’intero primo parziale salvo subire un
break di dieci punti prima dell’intervallo grazie alle iniziative di Amato e
Bartoli (nazionali U18 in quel periodo ed adesso giocatori di LegaGold a Casale
e Trapani). Sotto di dieci lunghezze i bianconeri trovarono la forza ed il
coraggio di credere ancora nel successo
e cosi dopo l’intervallo trascinati da Giacomo Cacace con un quintetto con tre
under 17 in campo (Alberto Cacace e Cerutti i due 96’ praticamente all’esordio)
iniziarono una lenta rimonta concretizzatasi sulla sirena.
Quaranta secondi finali di gara da ricordare con la cronaca
presa dall’articolo della gara:
“Sulla rimessa organizzata chiamata dalla panchina ospite
micidiale si rivelava il pick&pop tra Manuelli e Ferrari, l'ala loanese doc
si dimostrava glaciale dalla distanza e firmava con la terza tripla di serata
il 70-67. Cacace G. accorciava ancora dalla lunetta (70-68). Guida si
faceva maledire per una distrazione a rimbalzo difensivo con conseguente fallo
su Mantelli che ne segnava 1su2 (71-68). Sul secondo Amato era più lesto degli
esterni bianconeri a conquistare rimbalzo ed allungava ancora dalla linea della
carità sul 72-68 a venti secondi dal termine. Guida con un tap in a rimbalzo
offensivo si faceva perdonare (72-70) e con 10 secondi ancora da giocare Amato
si ritrovava in lunetta per i liberi decisivi. La mano del nazionale lombardo
tremava e questa volta i bianconeri strappavano con le unghie il possesso. Con
6 secondi ancora da giocare la palla dopo la rimessa finiva nelle mani di
Manuelli che era abile a pescare libero Alessandro Ferrari oltre la linea dei
6.75. La mano dell'esterno loanese si dimostrava ancora calda e sulla sirena la
preghiera lanciata finiva nel fondo della retina per il 72-73 finale.
A quel punto il boato di gioia squarciava il
silenzio e l'abbraccio caldo in cui si stringevano i ragazzi bianconeri
bilanciava il gelo sceso all'interno del PalaLido. Mai ritorno dalla terra del basket per antonomasia nel cuore
della notte si rivelava più dolce per i giovani ragazzi liguri, un piccolo
sogno si era fatto realtà.”
Era
successo, la piccola Loano era stata capace di battere la grande Milano.
Ognuno
dei presenti quella sera conserverà il suo personale ricordo e potrà raccontare
a qualcuno questa bellissima storia.
Alessandro
Ferrari diventerà in futuro un abile ingegnere e siamo sicuri che in qualche
momento del suo lavoro un giorno troverà il modo per ricordare quel canestro
vincente.
Giacomo
Cacace potrà sempre pensare a questa vittoria come ad un paradosso della vita, l’anno
precedente esordiente in serie A ed in Eurolega all’Oaka di Atene con le
scarpette rosse mentre quello successivo vincente da ex con la maglia della sua
città natale.
Alberto
Cacace il più giovane in campo della banda che fece l’impresa potrà pensare a
quell’occasione come ad un segno del destino, un futuro radioso che altri
avevan sognato prima di lui.
Il
mio personale ricordo, invece, sarà sempre racchiuso in una sensazione poco
spiegabile di pienezza e gratificazione che mi accompagnò lungo tutto il
viaggio di ritorno dalla pianura padana. Assorto nei miei pensieri guardavo il buio panorama esterno dal finestrino del pulmino, sognando ad
occhi aperti ripercorrevo alcune tappe della mia vita e gli ultimi tre anni a
Loano.
In
un triennio eravamo passati dal gioire per le vittorie nei derby contro Albenga
e Ceriale ad espugnare uno dei templi del basket giovanile italiano.
La
sveglia me la suonò Paride all’arrivo all’Agip di Loano, alla discesa dal bus
mi abbracciò ed ebbi la conferma che la realtà era veritiera.
Bisogna
credere nei sogni, a volte si realizzano.
Arrivederci
alla prossima puntata.
P.S.
La rimessa a 40” dalla fine con cui
Ferrari siglò il 70-67 fu nominata “Milano” e venne riprodotta in tante altre
occasioni con diversi risultati.
C’è
poco da fare, quando deve succedere….succede!!!
Nella foto il finale al PalaLido.
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